Valerio Bruner ci conduce sempre sul fiume delle emozioni; è uscito il suo secondo ep “Le belle dame” (Volcano Records & Promotioned) ascoltandolo si ha l’impressione di essere trasportati da una corrente di pensiero, di parole, dominata dalle donne. Donne vere, non quelle da copertina, ma quelle che combattono le loro battaglie ogni momento e sono il pilastro di una società che continua ad essere maschilista.
“Sono cresciuto – dice Bruner – avendo attorno figure come mia nonna e mia madre che mi hanno mostrato, attraverso le loro parole e i loro gesti, quanto coraggio e determinazione ci vogliano per essere donna in una società ancora fortemente maschilista. Crescendo e facendo le mie esperienze ho maturato dentro di me il valore e il rispetto non solo del loro esempio, ma di quello di ogni donna che lotta per affermare la propria individualità e indipendenza contro quegli atteggiamenti di maschilismo sciatto e gretto lungi dall’essere ancora debellati, purtroppo”.
“Rivergirl” apre l’album e ricorda la forza musicale di Springsteen: una donna piange sconsolata ma nessuno la aiuta a rialzarsi, lo farà solo con la sua forza interiore motore che muove tutte le donne, forza interiore che viene fuori nei momenti di bisogno e che resta il mistero più bello delle donne. “Stay”, il secondo brano, ha un ritmo coinvolgente con ritornello molto orecchiabile ma il sound non deve distogliere dal tema centrale: quanto è difficile per una donna vivere nella nostra società. “Gem of the ocean” brano rock-pop che prelude alle due tracce finali: “She” e“Le belle dame” due pezzi fantastici, differenti ma accomunati dall’uso sapiente della voce di Bruner a volte gridata, a volte solo un sussurro. La title track cambia, evolve, riparte da sé stessa ed è ammaliante; in alcuni momenti la voce rimanda a sonorità anni Ottanta, a Smith e ad altri. Come già nell’altro disco, anche qui emerge il lavoro di ricerca tra vari stili, la voglia di immergersi in mondi differenti, in paesi diversi (Inghilterra, America, Spagna) e da ognuno prendere qualcosa, interiorizzarlo, renderlo proprio e restituirlo in una forma musicale che diventa il “marchio Bruner”. Rispetto a “Down the river”, realizzato in acustico, in questo album gli arrangiamenti si arricchiscono e diventano compagni di viaggio sapientemente creati.
Ottima prova, dunque, sia per i testi che per la musica che conferma la bravura del cantautore, che rifugge dal becero commerciale per affondare il suo lavoro in un ricercato circuito di musica internazionale, che al contempo non dimentica Napoli come motore ed ispirazione.