Passi da gigante nella cura della emicrania. Arriva in Italia galcanezumab, un farmaco specifico e selettivo per la profilassi dell’attacco emicranico, appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali anti-CGRP. Già approvato da AIFA, sarà disponibile entro luglio sul mercato italiano a carico del Servizio sanitario nazionale.
È la terza patologia più diffusa al mondo, con un miliardo di persone colpite, e secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità la seconda più debilitante (ma la prima sotto i 50 anni). In Italia la prevalenza è del 18% tra le donne e del 9% tra gli uomini, con un rapporto di 3 a 1. Nel periodo compreso tra la pubertà e la menopausa ne risulta affetto circa il 27% della popolazione femminile e, rispetto all’uomo, nella donna gli attacchi sono più severi, più lunghi, più disabilitanti e con più sintomi associati. Nonostante le disabilità e gli ingenti costi socio-sanitari che comporta, l’emicrania rimane una malattia misconosciuta e sotto trattata. Si tratta di una malattia neurologica caratterizzata da episodi ricorrenti di mal di testa da moderato a severo, che si manifesta con attacchi che durano dalle 4 alle 72 ore.
Il farmaco è stato sviluppato dall’azienda Lilly. “È la prima volta che abbiamo farmaci che bloccano un neuropeptide o il suo recettore in maniera così precisa– ha spiegato Pierangelo Geppetti, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee- Questo comporta due risultati: da un lato si ha la possibilità di inibire il meccanismo che genera il dolore e la costellazione di sintomi dell’attacco emicranico, dall’altro, proprio perché il meccanismo che viene inibito è così specificamente dedicato a produrre questo tipo di dolore, l’uso di questi farmaci ha portato all’evidenza di un profilo di sicurezza molto buono, se non addirittura eccellente. I vari studi clinici hanno evidenziato che gli effetti avversi prodotti da questi farmaci sono uguali a quelli prodotti dal placebo, quindi sono sostanzialmente assenti”. Fino ad oggi le terapie di prevenzione sono state condotte utilizzando farmaci nati e impiegati per patologie diverse dall’emicrania, gravati da “importanti effetti collaterali”. Per questo, hanno detto gli esperti, l’introduzione degli anticorpi monoclonali anti-CGRP, rappresentano un’opzione terapeutica “molto interessante” perché sono perfettamente disegnati sul modello sperimentale dell’emicrania. Lo dimostra il fatto che “hanno una tollerabilità assoluta- hanno proseguito- mentre le cure fino ad oggi in commercio presentano un tasso di interruzione che arriva al 40% dopo 4 mesi di cura, i nuovi farmaci hanno un tasso di interruzione sensibilmente inferiore al 5%”.
La mancata risposta ai trattamenti preventivi dell’emicrania è un evento comune: a livello internazionale si stima che circa il 40% dei pazienti che fa uso di farmaci preventivi abbia una storia di fallimento o ha cambiato almeno tre farmaci. Così, il trattamento inadeguato dell’emicrania si associa a un maggiore utilizzo di risorse sanitarie per ricoveri, visite ambulatoriali e costi diretti.
Diversi studi clinici condotti su galcanezumab hanno invece dimostrato risultati “estremamente positivi”, soprattutto nei pazienti con precedenti fallimenti del trattamento. “Galcanezumab è in grado di ridurre considerevolmente il numero dei giorni di emicrania anche nei soggetti che abbiano fallito fino a quattro farmaci preventivi precedenti, quindi finora considerati potenzialmente refrattari- ha spiegato Piero Barbanti, presidente eletto dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee- Lo studio CONQUER testimonia che l’efficacia di galcanezumab prescinde dai fallimenti terapeutici precedenti. L’esperienza diretta con galcanezumab ci ha inoltre fatto apprezzare un deciso cambiamento dello stile di vita del paziente il quale, riducendo il numero di giorni mensili di emicrania, si trova a vivere con maggiore serenità e spensieratezza i giorni intervallari”. Il carico, lo stigma e le barriere che i pazienti con emicrania devono affrontare sono “enormi”. Eppure si tratta di “un problema sanitario sottovalutato anche da chi ne soffre“, hanno fatto sapere infine gli esperti, che spesso tende a ignorare o sottovalutare i sintomi, scadendo in forme croniche difficili da gestire.