Mika propone “I Love Beirut” il concerto di beneficenza che si terrà sabato 19 settembre e sarà trasmesso in live streaming in quattro fusi orari tramite YouTube. I biglietti, disponibili su Ticketmaster, sono acquistabili dal 24 agosto. Su GoFundMe è nata contestualmente una campagna di raccolta fondi: tutti potranno donare alla causa e il ricavato servirà a sostenere Croce Rossa Libano e Save the Children Libano, due organizzazioni che stanno lavorando 24 ore su 24 per aiutare le persone sul terreno colpite dall’esplosione.
Sarà una performance intima quella del cantante libanese Mika: dopo la pubblicazione della sua “Lettera d’amore a Beirut” (in allegato) scritta all’indomani dell’esplosione, Mika ha voluto fare di più creando “I Love Beirut”, evento per raccogliere fondi per aiutare coloro che sono stati colpiti dalla devastante esplosione.
“Dopo tutti gli anni di guerra civile, crisi finanziaria e sconvolgimenti politici, la notizia dell’esplosione a Beirut è stata tragica – spiega Mika – Il mio cuore si è spezzato pensando alle famiglie che hanno perso le loro case, i loro mezzi di sussistenza e i loro cari in questa catastrofe. Voglio fare qualcosa per aiutare in ogni modo possibile. Questo è il motivo per cui ho organizzato un concerto in live streaming per aiutare il Libano. Beirut ne ha passate tante e la resilienza e la forza del popolo libanese sono innegabili. Non ho dubbi che la città si riprenderà ancora una volta. Beirut è il luogo della mia nascita, è parte di me e sarà sempre nel mio cuore. ‘Io ️ Beirut’.
Mika: A partire dal suo album di debutto del 2007 Life In Cartoon Motion con “Grace Kelly”, Mika ha venduto oltre 10 milioni di dischi ed è un artista certificato Gold e Platinum in 32 paesi in tutto il mondo. È stato nominato ai Grammy, ha vinto un Brit Award e ha pubblicato altri tre album di platino The Boy Who Knew Too Much, The Origin of Love e No Place In Heaven. Il suo ultimo album My Name is Michael Holbrook è stato pubblicato nell’ottobre 2019 ed è stato seguito dall’inizio di un tour mondiale.
GoFundMe: Lanciata nel 2010, GoFundMe è la più grande piattaforma di raccolta fondi sociale del mondo, con oltre 9 miliardi di dollari raccolti finora. Con una comunità di oltre 120 milioni di donatori, GoFundMe sta cambiando il modo in cui il mondo dona. Invece di applicare una tariffa per la piattaforma alle donazioni a enti di beneficenza, GoFundMe offre ai donatori la possibilità di aggiungere una mancia volontaria quando utilizzano la piattaforma. Le mance consentono a GoFundMe di mantenere e migliorare i servizi forniti. A differenza di altre piattaforme, GoFundMe trasferisce il 100% del totale agli enti di beneficenza.
Lettera d’amore a Beirut:Mia cara Beirut, è mattina presto da questa parte del mar Mediterraneo, e mi sento al tempo stesso così vicino e così lontano da te. Così vicino a te, devastata dall’apocalisse, non riesco a smettere di guardare attonito i visi martoriati dei miei fratelli e delle mie sorelle. Nei loro occhi intravedo il terrore, le lacrime. Mi vengono i brividi quando vedo quel ferito riverso sul lunotto posteriore di una vecchia auto, quella ragazza coperta di sangue tra le braccia del padre, quegli abitanti sconvolti che corrono per le strade cosparse di calcinacci, vetri rotti, mobili inceneriti… Così lontano da te, in balia dell’apocalisse, non riesco a smettere di pensare al rumore assordante delle due esplosioni che continua a rimbombare nelle orecchie della gente. Le grida delle famiglie in lutto e delle vittime frastornate si confondono con le sirene spiegate delle ambulanze nel cuore della notte. Al telefono mi hanno raccontato anche del silenzio che regnava alle prime luci del giorno, dell’odore che si sprigionava dalle macerie fumanti. Di fronte a questo caos, ripenso a una frase del poeta libanese Khalil Gibran: «Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte». Da mesi avevi imboccato di nuovo la via della notte. C’erano le divisioni, l’eco dei conflitti alle frontiere, la corruzione, l’impotenza di chi ti governava, la crisi monetaria che ha gettato le famiglie nella miseria, e poi l’epidemia di Covid sempre più virulenta. La leggerezza libanese, antidoto alle tragedie della storia, lasciava spazio alla rabbia e alla paura. Giorno dopo giorno l’angoscia mi saliva dentro, come se le tue ferite si riaprissero, come se le radici che ho lasciato all’età di un anno e mezzo mi riagguantassero.E poi all’improvviso, martedì alle 18:10, una funesta nube grigia è salita dal porto, falcidiando un popolo allo stremo delle forze. Uno spesso fumo arancione ha offuscato il cielo di Beirut. Ha preso il posto del lontano ricordo, tante volte rievocato da mia madre, della luce gialla che inondava il nostro appartamento al quarto piano affacciato sul mare. Come non leggere in quelle due esplosioni il simbolo di un sistema che va in pezzi. Come non sentirci il frastuono delle bombe che seminavano morte per le tue strade ancora segnate dalle stigmate della guerra. Il Primo ministro libanese Hassan Diab assicura che i responsabili dovranno «risponderne». Ma i responsabili di chi? di cosa? I responsabili di trent’anni d’agonia che hanno trasformato il paese dei cedri nel paese delle ceneri. Dicono che la catastrofe sia un tragico epilogo. L’ultima di una serie di disgrazie. Dopo la notte arriverà l’alba. Conosco la tua resilienza, la tua forza, lo spirito di solidarietà nutrito dall’amalgama di culture che contraddistingue questa terra a metà strada tra il mondo arabo e l’Europa. Domani ti risolleverai come hai sempre fatto. La musica tornerà a risuonare dalle finestre, i corpi danzeranno tra i tavoli all’aperto, i profumi si spanderanno dalle cucine. E io sarò lì.
Mika