Sky Original, Cattleya e Bartlebyfilm scommettono su Alicia Giménez Bartlett e sul suo personaggio più amato la detective Petra e creano una miniserie in quattro puntate “Petra”, appunto, interpretata da Paola Cortellesi ed Andrea Pellecchia nei panni del vice commissario Antonio Monte per la regia di Maria Sole Tognazzi.
Dopo il primo episodio “Riti di morte” si possono già fare delle considerazioni; la Cortellesi, benchè sia la prima volta che affronta il genere thriller, si muove con disinvoltura in ambienti dove la riflessione, la logica, l’intuizione sono le uniche vere armi per risolvere casi intrigati.
Siamo a Genova, dove troviamo l’ispettrice di polizia Petra Delicato che lavora isolata in archivio dove trascorre anche le notti di reperibilità. Il suo turno sta per terminare quando arriva la segnalazione di una ragazza violentata da un uomo misterioso, così deve lasciare il comfort del suo archivio per iniziare a indagare sul caso. Qui incontra il vice ispettore Monte, un uomo molto diverso da lei, poliziotto vecchio stampo, ligio alle regole ma con un lato tenero e simpatico. I due sperano di poter raccogliere le prime testimonianze e poi lasciare il caso ad altri ma si ritroveranno a doverlo gestire. Ma non andrà così e i due si troveranno a dovere risolvere il caso.
Spiazza la recitazione della Cortellesi, brava e credibile, perché tratteggia un personaggio molto lontano dalle sue corde; sono evidenti le indicazioni di regia che la vogliono dura, ferma, quasi disumana, mentre siamo abituati a vederla in tutt’altri panni, ma la capacità di un attore risiede proprio nel suo spaziare tra generi diversi
Alicia Giménez Bartlett dice di Petra: “É una donna tosta, ma capace di riconoscere il dolore delle persone che stanno soffrendo. La mia è una scrittura fatta di parole, non di immagini”; invece la regia della Tognazzi è anche tante immagini e Genova, città dove sono ambientate le storie, diventa coprotagonista. Si passa da un piano sequenza sul volto della protagonista ad ampie sequenze sulla città, il tutto molto velocemente.
Petra è una donna libera, che ha deciso di stare sola e che non si cura del giudizio degli altri; è da poco che stiamo vedendo donne in tv protagoniste assolute di storie poliziesche, ma in alcuni momenti l’assoluta libertà della donna risulta eccessiva, fuori dagli schemi, ma è proprio in questi momenti che viene fuori il lato ironico suo e di tutti i personaggi. Del resto il punto di forza delle quattro storie è proprio l’alchimia fra i personaggi, trattata con molta ironia. È questa la loro forza: la parte ironica dei personaggi è molto presente nel loro rapportarsi uno all’altra.
La Cortellesi dice del suo personaggio: “Petra non è una paladina dei diritti delle donne, non fa un manifesto di questo suo modo di vivere. Lei pensa a sé, alla sua vita, è un po’ egoista. E sembra un extraterrestre: un atteggiamento simile in una donna è più raro rispetto agli uomini, e per le persone intorno è qualcosa di inaccettabile”.
Ottima l’interpretazione del Pellecchia che interagisce con la Cortellesi in un perfetto gioco di incastri: due diversità totali che si sposano alla perfezione.
La sfida di Sky è stata accolta molto bene dal pubblico: ascolti record per il debutto con 746 mila gli spettatori medi che hanno seguito “Riti di morte”. Si tratta del miglior esordio per un nuovo titolo Sky Original negli ultimi 4 anni.
Mi piace sottolineare che la serie ha anche dato rilievo a Genova in un momento difficile per la città; Petra è diventata anche un’installazione di Simone Massi, vincitore di un David di Donatello e due Nastri d’Argento, al Porto Antico di Genova: l’artista ritrae il volto di Paola Cortellesi nei panni del commissario della Squadra Mobile e insieme a lei alcuni elementi che richiamano la città, tra cui si riconoscono le forme del Porto Antico e le meduse dell’Acquario.
Appuntamento per lunedì prossimo con un nuovo episodio della serie.