I buoni pasto elettronici, aumenta l’esenzione fiscale

La Legge di bilancio 2020 ha rimodulato la soglia di non imponibilità per i buoni pasto elettronici e cartacei in quanto ha modificato i limiti di esclusione dal reddito di lavoro dipendente previsti dall’art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

avv.Marco Romano

L’ intervento legislativo modifica l’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), comma 2, che nella formulazione previgente sanciva l’esclusione dal reddito di lavoro dipendente delle “somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi, o, fino all’importo complessivo giornaliero di euro 5,29 aumentato a 7 nel caso in cui le stesse siano rese in forma elettronica”.

In particolare, la nuova legge di bilancio ha previsto una riduzione da 5,29 a 4 euro giornalieri – della quota non sottoposta a tassazione dei ticket e aumentando- da 7 a 8 euro- la soglia di non imponibilità dei ticket elettronici.

La ratio dell’intervento normativo è quella da una lato di favorire la digitalizzazione dei pagamenti per la loro tracciabilità e dall’altro di rendere i ticket elettronici economicamente più convenienti di quelli cartacei.

Si precisa che restano invariate le vecchie misure di esenzione di non imponibilità fino a 5,29 euro delle indennità sostitutive delle somministrazioni di vitto corrisposte agli addetti ai cantieri edili, ad altre strutture lavorative a carattere temporaneo o ad unità produttive ubicate in zone dove manchino strutture o servizi di ristorazione e le mense organizzate dal datore di lavoro o gestite da terzi, comprese le convenzioni con i ristoranti, non soggetta a  limiti fiscali per ciascun soggetto.

Ma cosa sono e a chi spettano i buoni pasto?

I buoni pasto o ticket pasto costituiscono un titolo di pagamento che l’azienda può consegnare ai propri dipendenti come servizio sostitutivo alla mensa aziendale.

Come già affermato dalla Suprema Corte di Cassazione i buoni pasto non hanno natura retributiva e, di conseguenza, la loro erogazione può essere unilateralmente e liberamente interrotta da parte del datore di lavoro.

In effetti, posso essere qualificati alla stregua di un’agevolazione di carattere assistenziale collegata al rapporto di lavoro da un nesso meramente occasionale.

Altra importante questione che merita di essere affrontata è a chi effettivamente spettano tali agevolazioni.

Al riguardo la normativa vigente in materia è regolata dal Decreto del Ministero dello Sviluppo economico 7 giugno 2017, n. 122.

L’articolo 4 del decreto, al comma C, infatti, stabilisce che hanno diritto ad usufruire del buono pasto coloro che prestano lavoro subordinato, a tempo pieno o parziale, e i professionisti che collaborano a progetto.

È bene notare che non sussiste alcun obbligo per l’azienda di fornire i buoni pasto ai propri dipendenti.

Sarà il contratto collettivo nazionale di riferimento per il settore applicato o eventualmente un contratto stipulato direttamente tra l’azienda e i propri dipendenti a prevederne l’erogazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui