Docenti, i nuovi eroi della seconda ondata da Covid-19

Chiamateli pure eroi perché lo sono per davvero.

Non saranno ‘super’ come quelli dei fumetti e dei cartoon a stelle e strisce ma perlomeno fanno, e come, il loro dovere in favore della pubblica istruzione e della formazione di una umanità migliore.

dott.ssa Barbara Ciarcia

I docenti delle scuole italiane di ogni ordine e grado, sì proprio loro queste amebe della società, alla dipendenze di una ministra, Lucia Azzolina, che sembra non avere più contezza dello stato delle aule e degli edifici dei luoghi dove si formano le future generazioni di questo Paese e che sono stati mandati allo sbaraglio.

Quello scolastico è il nuovo fronte caldo della pandemia da Covid-19.

E per la ministra dalle labbra perennemente vermiglie la scuola non va chiusa al di là delle impennate della curva epidemiologica. Ad oggi i casi sono sì circoscritti ma non per questo rischi e pericoli possono essere sottovalutati e ridimensionati a battute da bar sport tanto i docenti si sa sono dei cronici scansafatiche.

E loro, maestri e professori in età avanzata costretti a familiarizzare con l’insegnamento virtuale che ha preso il posto di quello ‘ex cathedra’, sono stati appena muniti di mascherine chirurgiche e guanti monouso, per fronteggiare le insidie del virus che circola tra i banchi, possibilmente senza rotelle, e contenere così la diffusione del contagio da alunno a docente e spezzare, semmai, quella maledetta catena che li unisce in un insolito destino.

Ma chi mai li elogerà questi anonimi insegnanti della profonda provincia italiana? Chi mai prenderà a cuore la loro causa, persa da sempre, di fare lezione in presenza, e soprattutto in sicurezza?

La dad o did, ossia la didattica digitale a distanza, è solo una scorciatoia che fa storcere il naso alla vecchia generazione professorale che predilige, e non a torto, la lezione frontale a quella online, il rapporto umano a quello virtuale.

Poveri docenti, e poveri lo sono veramente rispetto agli omologhi europei ben retribuiti, flagellati e sempre meno considerati dalla società e dalla politica che conta anche nelle ore più buie della ripresa di un virus che ha preso, anch’esso, di mira la sgangherata scuola.

Poveri docenti, nuovi eroi della salute pubblica e vecchi salvatori della cultura nazionale, costretti a barcamenarsi tra corsi obbligatori, attacchi incrociati delle famiglie sempre più invadenti a dispetto della libertà costituzionale di insegnamento, didattica frontale e a distanza.

Poveri docenti, ma ricchi di sapere e pazienza, in una società sempre più povera perché non ha saputo far tesoro dei loro insegnamenti.

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