Una mamma, una imprenditrice contro il mostro del Covid-19

Il Covid-19 non ha mai smesso di circolare in Italia, ma dopo l’estate il contagio ha ripreso a correre in Italia e nel mondo. I numeri sono davvero impressionanti. Mentre nel mondo si è arrivati alla cifra incredibile di oltre 38/mln di contagiati con oltre 1/mln di decessi, in Italia gli attuali positivi ammontano a 99.266, i guariti a 245.964 e i deceduti a 36.372.

Wilma Esposito

Ovviamente sono numeri che purtroppo sono destinati a crescere ancora. La recrudescenza del contagio ha ingenerato comportamenti e aspettative a volte contraddittori nella popolazione e la risposta dei governi non sempre è in linea con le aspettative. Israele è passata al secondo lockdown, la Francia ha adottato il coprifuoco notturno, la Gran Bretagna, la Spagna e la Germania stanno adottando misure di contrasto molto severe come l’Italia. Negli Stati Uniti, invece, complice anche il periodo preelettorale sembra di vivere come se non ci fosse un domani.

In Italia si riaffacciano incertezze e dubbi per il futuro alle quali si sommano le paure e i timori di alcune categorie italiche che fanno fatica a far sentire la propria voce, quella delle mamme/imprenditrici.

Stress-stanchezza, nervi tesi, preoccupazioni un mix di emozioni che potrebbero far vacillare chiunque. Ma questo una mamma ai tempi Covid non può permetterselo. In effetti è sempre la mamma che deve riorganizzare le proprie priorità per andare incontro alle esigenze dei propri figli. Ma in fondo il riassetto organizzativo della vita di una mamma non fa mai notizia. Non fa scalpore se una mamma decide di ridimensionare le proprie ambizioni e di non farsi completamente assorbire dal proprio lavoro per seguire i figli. Sembra tutto scontato anche alla luce di una iconografia della figura materna che nell’occidente industrializzato e moderno si è stratificata e cristallizzata nel tempo facendo riferimento alla “madonne” rinascimentali che, in quanto madri, avevano il solo compito di soffrire e di vivere in funzione della propria famiglia e dei propri figli.

Tuttavia ancora oggi la mamma è un vero e proprio valore aggiunto per la società alla quale chiedere ogni sacrificio anche da parte dello Stato se è vero che non possono contare, fatta eccezione per le più fortunate dipendenti, sul congedo parentale per stare a casa 15gg con metà dello stipendio o non si può usufruire del bonus baby sitting.  E quando, come purtroppo sta succedendo in questi giorni in Campania per effetto della chiusura delle scuole a seguito dell’esplosione del contagio, la scuola in presenza è sostituita dalla didattica a distanza, cosa è chiamata a fare una mamma?

Deve riscoprirsi insegnante, psicologa, allenatrice, cuoca.

Ma deve anche cercare con amore e tenerezza di ridisegnare il quadro della propria vita all’interno di un contesto più complesso e difficile e che faccia da scudo e riparo per la propria famiglia.

In questo periodo non semplice, i giorni fatti all’insegna di abbracci, scherzi, merende, sguardi complici sono sostituiti da una nuova quotidianità fatta di video lezioni, di emozioni nuove che corrono in una rete che fatta da uno schermo, da una voce spesso interrotta e da una scarsa linea.

La mia piccola testimonianza vuole essere un ringraziamento per tutte le mamme italiane che, in un modo e nell’altro, ancora una volta stanno cercando di gestire nel migliore dei modi questa nuova emergenza sanitaria. Le preoccupazioni e le ansie per la ripresa del contagio, anche in luoghi e borghi ritenuti immuni per grazia ricevuta da padreterno, sono sempre immediatamente rimpiazzate dalle emergenze e dalle esigenze dei propri figli, a seconda anche dell’età. Ma la vera novità, alla quale francamente non eravamo preparate è stata quella di dover spiegare ai figlioli che cosa è il Covid-19, come si utilizzano le mascherine e cosa è un tampone a cui sottoporsi, magari fatto con il sistema del “drive in”, che per me una volta significava solo assistere ad uno spettacolo cinematografico stando seduti nelle automobili. O ancora, come spiegare che la possibilità per un ragazzo di seguire le lezioni, in periodo di chiusura delle scuole, è affidata ad una traballante linea internet e a un computer che la scuola fornisce solo in presenza di un reddito, certificato dall’ISEE, che ti fa entrare nella graduatoria della povertà. Solo allora la scuola fornirà l’agognato computer.

Questa nuova emergenza sanitaria pesa come un macigno sulle spalle delle mamme e di coloro che cercano un futuro lavorando, da titolari ed imprenditrici, nei negozi e nelle attività commerciali e produttive, già fermate dalla pandemia di maggio e quindi già in difficoltà.

Io ho cercato di rimboccarmi le maniche per ripartite in sicurezza anche se sapevo che mi aspettavano mesi difficili. Ma di certo non potevo buttare all’aria 10 anni di duro lavoro a discapito della mia stessa famiglia che nel frattempo si era incrementata crescendo i figli in un camerino del mio negozio.

Ho cercato di aggiornarmi anche nel periodo in cui il sistema produttivo italiano si è fermato in primavera, ovviamente sempre nei ritagli di tempo della mia professione che mi assorbe di più, quella di madre.

Ho dovuto rivedere le politiche commerciale della mia azienda, in un tempo in cui i consumatori sono costretti a stare a casa, dove, per cercare di restare in contatto con il mondo, è aumentato il tempo trascorso sui social.

Allora ti adoperi utilizzando nuovi canali per trovare uno sbocco alle tue merci che altrimenti languirebbero in magazzino. Ho dovuto ampliare le mie conoscenze nel mondo dei social tra pranzi da preparare e figlioli da far studiare comunque.

Alla fine ti trasformi e pensi che il tuo mestiere sta diventando quello di psicologa per cercare, nonostante il distanziamento a dare ancor più forza al senso di comunità, chiedendo per esempio alle clienti di taggarmi e l’autorizzazione a condividere le loro foto con gli articoli del mio brand.

E nonostante che il commercio stia puntando sempre di più sull’on line, io continuo a cercare di   trasmettere emozioni, attraverso il sorriso, la cortesia, la professionalità, cercando di emozionare, di far sognare, i miei clienti, i miei figli e… anche me stessa.

Le mamme e le imprenditrici non vogliono di certo morire di Covid, vogliono solo dare la possibilità ai propri figli di guardare il mondo futuro con fiducia e speranza.

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