L’Italia avrà a disposizione nei prossimi anni 73,5 mln di euro rivenienti dalla programmazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) per il ciclo 2021/2027.
Il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, ha inteso coinvolgere e dialogare “con tutti gli attori coinvolti nella programmazione, a livello nazionale e locale” al fine di lavorare nella direzione di una programmazione più solida e definita del nuovo FSC.
Il Ministro ha quindi deciso di organizzare una iniziativa pubblica di ascolto per i giorni 9 e 10 dicembre con la partecipazione del Ministro dell’Economia Daniele Franco, i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, i rappresentanti degli amministratori locali ed esponenti delle parti sociali, categorie, ordini professionali, mondo accademico e terzo settore.
La Federazione Medie e Piccole Imprese è stata invitata a dare il proprio contributo nella sessione di lavoro, coordinata dal prof. Amedeo Lepore.
In rappresentanza di FMPI è stato delegato a partecipare Nicola Di Iorio, in qualità di presidente nazionale aggiunto, che preliminarmente ha voluto ringraziare il Ministro, Mara Carfagna, in quanto il metodo di confronto intrapreso è estremamente positivo, democratico ed efficace perché consente alle organizzazioni rappresentative del mondo delle imprese e della società di partecipare alla programmazione della spesa del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione che è fondamentale per lo sviluppo del Sud e per superare il divario storico economico e sociale con il resto dell’Italia. Inoltre ho chiesto “di rivedere il tavolo di partenariato nazionale, risalente ormai al 1995, alla luce dei tanti cambiamenti avvenuti anche nel mondo delle associazioni rappresentative”.
La posizione espressa da FMPI parte dall’assunto che la tematica non può essere avulsa dal contesto nazionale e bene ha fatto il ministro a dare alla consultazione il titolo evocativo di “uniamo l’Italia” per restituire l’immagine di un Paese che necessita di tutte le proprie energie, senza distinzioni territoriali, per rilanciare il ruolo dell’Italia nella competizione del mondo della globalizzazione.
La questione del Mezzogiorno non è solo un problema italiano ma europeo. Il tema va rilanciato per dare risposte definitive non solo al Sud ma all’intero territorio nazionale.
Il modello espansivo adottato negli ultimi decenni anche nel sud italiano è stato basato soprattutto sullo scambio dei valori della densità abitativa e della velocità dei servizi. ma tale modello ha portato all’esplosione di un sistema “urbano e costiero” che ha determinato un processo di permanente desertificazione, abbandono e solitudine nelle aree interne e in quelle della fascia appenninica.
Questo modello non è più sostenibile e necessita di interventi urgenti. La stessa pandemia ha fatto emergere la crisi definitiva di questo modello e pertanto è necessario attivare politiche che sappiano legare i “territori vuoti” con quelli “pieni” per favorire la coesione territoriale .
La programmazione della spesa del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione deve avvenire in maniera sinergica con quella dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati al Mezzogiorno. Ciò è fondamentale per puntare sul finanziamento di progetti strategici ed integrati, sia di carattere infrastrutturale che di carattere immateriale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali tra Nord e Sud del Paese. Inoltre, occorre concentrare tali interventi strategici per favorire la vitalità delle medie e piccole imprese, che costituiscono la spina dorsale produttiva ed occupazionale dell’Italia, puntando sull’abbattimento della pressione fiscale, con la misura della fiscalità di vantaggio nel Sud, su valide politiche attive per il lavoro e per la formazione professionale, attraverso l’incentivazione degli ITS, sull’efficientamento del sistema dei servizi, sulla facilitazione dell’accesso al credito e sulla semplificazione amministrativa.
Il sistema delle imprese meridionali necessita di servizi innovativi e di qualità soprattutto nel campo della infrastrutturazione della logistica e della mobilità (portualità, aeroportualità, ferrovie e poli logistici) ed affrontare i nodi dell’economia circolare.
E’ fondamentale, infine, affrontare il tema dell’approvvigionamento energetico, a più basso impatto ambientale e a costi più contenuti, attraverso una strategia nazionale ed europea che punti su fonti alternative, comprese quelle dall’elevato contenuto contenuto tecnologico.