“Questa storia è una trasposizione molto imperfetta di tutto quello che è avvenuto e la conseguenza indiretta di quanto mi è stato trasmesso da mio padre. Spero […] gli restituisca almeno una parte di quello che non ho mai saputo dirgli. Nel bene e nel male, così come è sempre tra padri e figli”.
Così come è sempre. Fra un padre, Giampiero (che si sente in dovere di dare “buoni consigli” e di indicare la “strada giusta”), e un figlio, Giulio (che desidera vivere secondo il suo sentire e mal sopporta imposizioni e disapprovazione).
Ciò che colpisce, in questa narrazione, è la capacità di mettersi a nudo, di non concedersi sconti nella rielaborazione della perdita. Nessun orpello, solo emozioni vere, discordanti.
Scorrono tra le dita i ricordi, come grani preziosi di un antico rosario. In controluce. Un’immagine bellissima e autentica che fa comprendere quanto sia doloroso penetrare il mistero di essere fedeli a se stessi, anche di fronte alle tragedie dell’esistenza.
Quasi fosse normale chiudersi e affidarsi al silenzio, invece che sciogliersi in un abbraccio.
Ricordare.
Riavvolgere il nastro degli accadimenti per recuperare una voce dispersa nella memoria, quella del cuore.
In questo muoversi avanti e indietro nel proprio tempo interiore, vi è un grande insegnamento, quello del per-dono. Lasciare andare il risentimento per poter guarire e andare avanti. Portando con sé quello che si vuole ricordare.
“E quando penso a mia madre, la prima immagine che torna alla memoria è quella di lei tra le sue braccia. E mi sembra per un attimo di non aver dimenticato davvero la voce di mio padre.
Quella musica, quelle parole trasportano il suo ricordo e mi fanno sorridere.
Quasi come sorrideva mia madre.
Con amore.”
L’amore di un figlio, Giulio, per un padre, Giampiero. Così come è sempre.
Una lunga attesa, la vita.
xPFgedvAnqCThVY