Fino a qualche giorno fa si credeva che qualora anche solo un singolo soldato russo avesse messo piede oltre il confine ucraino, il terzo conflitto mondiale sarebbe inevitabilmente scoppiato.
Alla fine, dopo settimane di tensioni, l’espansione russa è effettivamente avvenuta, ma fortunatamente si è andato a sviluppare un nuovo equilibrio, per quanto esso sia precario quanto un castello di carte costruito di fronte al lupo della favola dei tre porcellini, pronto a riempirsi i polmoni d’aria e a soffiare.
I fattori che determineranno se effettivamente il 24/02/2022 passerà alla storia come “La data del secondo alea iacta est” sono quattro:
-Putin è disposto a fermarsi alle zone Ucraine dove prevalevano i separatisti filo-russi?
-Agli occhi di Putin, l’invasione dell’Ucraina vale le sanzioni della Nato?
-Kiev è pronta ad opporsi?
-La risposta dell’occidente sarà tempestiva?
Purtroppo, tre di questi quattro quesiti sembrano andare nella direzione bellica.
Per quanto riguarda le prime due domande non bisogna mai dare per scontato di conoscere la risposta: Putin si è dimostrato più volte uno degli uomini politici più enigmatici e imprevedibili di sempre. Tuttavia, il fatto che il presidente russo abbia più volte definito l’intera Ucraina “un territorio strappato ai russi” sembra togliere ogni dubbio almeno riguardo al suo desiderio di completare l’annessione dello stato confinante, per quanto questo non dimostri che sia disposto a farlo.
Non bisogna poi dimenticare che gli interessi economici dello zar dei nostri giorni risiedono nei giacimenti di gas del Donbas, la regione più ad est dell’Ucraina, di cui le truppe russe sono riuscite a invadere solo una piccola parte.
Per quanto riguarda Kiev, ci si trova di fronte ad un altro grande punto interrogativo. Il presidente Volodymyr Zelens’kyj è considerato inerme e supplice delle decisioni che “i bambini grandi” prenderanno; quindi, agli occhi dei media egli appare probabilmente indegno di qualsivoglia attenzione mediatica. Da Kiev arrivano continue notizie di attentati da parte dei separatisti e finché Zelens’kyj non riuscirà a riprendere in mano la situazione nella capitale, difficilmente egli potrà agire al confine.
L’unico barlume di speranza per chi crede ancora che la guerra si possa evitare sta nel comportamento dell’Occidente, che ha tenuto fede alle promesse di sanzionare pesantemente la Russia in caso di passi falsi. Si può solo sperare, che dopo l’invasione della Crimea nel 2014, la Nato abbia imparato che per Putin molto spesso il gioco vale la candela e che bisognerà mettere l’economia russa letteralmente in ginocchio per fargli cambiare idea.