Sul sito della Treccani viene data la seguente definizione al termine “tuttologo”:
“Neologismo di coniazione scherzosa e di tono ironico riferito a chi pretende boriosamente di sapere tutto e di poter quindi parlare o scrivere di qualsiasi argomento vantando o attribuendosi conoscenze in ogni campo.”
Ovviamente, più un argomento si trova sotto i riflettori mediatici e più tuttologi saranno pronti, armati della loro connessione internet, a condividere con il mondo la loro opinione non richiesta; e come ci si poteva aspettare, la più grande controversia geo-politica dai tempi della crisi dei missili di Cuba sta attirando tuttologi da ogni angolo del globo.
Questi loschi figuri, negli ultimi giorni, ci ricordano ancora una volta che l’uomo moderno sente un bisogno disperato di dire la sua, non tanto perché si sia informato e perché abbia meditato a lungo su ciò che sta avvenendo, quanto piuttosto perché siccome può farlo, allora si sente in dovere di farlo.
Può poi capitare che la figura del tuttologo coincida con quella dell’anticonformista forzato, che prende una posizione semplicemente per andare contro l’opinione più popolare.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, giornalisti, opinionisti, professori universitari e simili si sono sentiti in dovere di difendere l’operato di Putin con tesi che non hanno né capo né coda.
L’esempio più lampante (e preoccupante) è un video del canale YouTube dell’università di Chicago, pubblicato nel 2015 ma che recentemente è tornato di tendenza, vedendo un’impennata di like e visualizzazioni rispetto al periodo in cui venne postato, in cui il professore di scienze politiche John J. Mearsheimer analizzava la politica estera del primo ministro russo. Nel suo discorso, Mearsheimer difendeva i primissimi atteggiamenti espansionistici di Putin verso l’Ucraina, assieme all’annessione della Crimea, sostenendo principalmente che Putin avesse ragione nel vedere l’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea come un’invasione del mondo occidentale e che di conseguenza Putin stesse assumendo un atteggiamento ANTIcolonialista, come se la scelta di un governo democraticamente eletto di volersi avvicinare al mondo occidentale (fa sempre bene ricordare che i filo russi hanno perso alle ultime elezioni) fosse paragonabile al colonialismo europeo o al modo in cui gli Stati Uniti “esportano la democrazia”.
Questa carrellata di idiozie ha recentemente riempito i profili Twitter di politici estremamente influenti e non, come l’ex primo ministro francese Francois Fillon o l’ex membro del Parlamento europeo Nigel Farage. I loro tweet sono pubblici, con decine di migliaia di like e centinaia di condivisioni.
Questa gente ha cercato di difendere politicamente e umanamente Putin, identificando nelle sue mire espansionistiche un’ansia dovuta all’idea di avere “il nemico sotto casa”. Probabilmente, queste persone sono anche convinte che accoltellare una persona che gli ha tirato una spallata sia una reazione comprensibile e per nulla esagerata.
Per giustificare le morti e i danni causati dalla paranoia di Putin, la gente sfrutta inoltre la carta di un benaltrismo becero che ha il suono di: “Gli Stati Uniti hanno fatto e fanno lo stesso”.
Se questo ragionamento venisse applicato in altri contesti, esso porterebbe alla liberazione di assassini, ladri e stupratori attualmente detenuti nelle carceri perché: “è ingiusto che solo quelli su cui le forze dell’ordine riescono a mettere le mani finiscano in galera”.
L’ultima grande argomentazione dei professorini che difendono le azioni militari russe, una tesi che era presente anche nel video di Mearsheimer e in un documento da lui scritto e pubblicato nel 2014, è l’importanza storica dell’Ucraina come stato cuscinetto. Probabilmente il professor. Mearsheimer vive in una zona dove le notizie non arrivano tempestivamente, siccome nessuno lo ha informato del fatto che la guerra fredda è finita. Inoltre, se Putin non vuole che “gli Stati occidentali cattivi” confinino con la madre Russia, che senso ha estendere i confini del suo stato verso ovest?