Mi alzo, ma non mi sveglio.
Alzarsi è facile, la vera sfida è svegliarsi davvero ed io, forse, lo faccio solo quando sto per raggiungere questo enorme portone verde, verde speranza, qualche secondo e lo apro, il vento, la notte, il freddo.
Ancora non mi sveglio, attendo qualcosa, qualcosa di più grande che deve ancora arrivare, l’alba.
Quell’alba che riuscirò a scorgere solo da lontano, dietro questo bancone, senza poter avvicinarmi troppo per paura che scappi via.
Vivo nell’attesa del piacere e nel mentre, pazientemente faccio assaporare caffè, regalo buongiorno a gente assonnata, triste, distratta, di corsa. Come la griglia della macchinetta del caffè che prende i resti, lo strascico del fondale di questo oro nero, la fezza che ne rimane, lo sporco. Prendo i pensieri, gli sguardi, i gesti, i modi di fare e li assorbono tutti dentro di me come una spugna dimenticata, troppo asciutta.
Continuo a vedere gente, folle, persone, ma non riesco a scorgere nessun essere umano.
Dov’è finita l’umanità? Che nostalgia! La nostalgia di un sogno, una speranza d’umanità volata via dal vento di questa terra.
Incantata dalle prime luci dell’alba, prima cosa vera della mattinata, intravedo un palloncino d’elio, un po’ sgonfio della sera prima con un nastro dorato agganciato che cerca di volare, ma il nastro è diventato troppo pesante per lasciarlo libero di riprendere il suo volo. Bisogna liberarlo di quel peso troppo grande per lui. Appena accorciato il nastro, suo compagno di viaggio, ha ripreso il suo volo.
Dobbiamo liberarci della pesantezza che ci tiene legati a qualcosa o qualcuno, abbracciando la leggerezza, quella leggerezza che non ha nulla a che fare con la superficialità, ma ci apre un mondo sulla bellezza della semplicità.
E così mentre il palloncino vola leggero nel suo cielo, il tempo inesorabilmente scorre via, scorre via mentre incontri l’unico essere umano entrato da quella porta e vorresti che il tempo si fermasse, non per parlare d’umanità, ma per inalare quel profumo antico di leggerezza, così raro, che ispiri ad avere con tutta te stessa.
Il tempo è invidioso, lascia solo la scia che continuerai a seguire in un mare di onde di omesse verità, perché è così, anche il mare ci dice la sua bugia, ci fa credere che è blu, invece è trasparente. Sopravviviamo in un mondo di bugie, di omesse verità, la vita come a teatro, dove tutto è finto e niente è falso.
Il mio turno è finito.
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