In data 23 marzo 2023 si è svolta negli Stati Uniti la prima parte dell’udienza contro Tik Tok.
In rappresentanza del popolare social media parla il CEO della compagnia, Shou Zi Chew, il quale viene messo sotto torchio dai membri del congresso statunitense, con pesanti accuse che non sono supportate da alcuna prova concreta, continue interruzioni della sua arringa difensiva e domande aperte che richiederebbero una lunga ed esauriente argomentazione a cui l’uomo è costretto a rispondere con “sì o no” da chi gliele pone.
Poche ore dopo, le registrazioni del processo vengono rese pubbliche sui social e come era prevedibile l’utenza di Tik Tok e di tutti gli altri social media si schiera dalla parte del signor Chew.
Difatti, oltre alla grande pazienza e professionalità che il ceo ha dimostrato durante l’interrogatorio, sono state la maleducazione, l’aggressività e la palese mancanza di imparzialità da parte dei membri del congresso che hanno fatto sì che questa udienza ottenesse esattamente l’effetto opposto di quello sperato da chi ha voluto questo processo, ovvero le lobby che gestiscono i social media “rivali” di Tik Tok, di cui i membri del congresso hanno dato palese prova di essere al soldo.
Se questo processo si concluderà effettivamente con il ban negli Stati Uniti del social attualmente più popolare in tutto il mondo, saremo difronte alla prova definitiva che il paese che si è sempre proclamato difensore della libertà e della democrazia ha messo un prezzo alla libertà d’espressione dei suoi cittadini.