Mettere insieme energie, menti, cuori, cervelli, ambizioni e territori non è un mestiere facile.
È un’arte difficile, complessa e che mobilita coscienze e scienze, a volte poco conosciute, coma la psicologia, lo studio dei comportamenti ma anche il richiamo a categorie umane come la disponibilità, la solidarietà e l’amicizia. Riuscire a mettere in un solo frullatore tutto ciò è stato sempre appannaggio e, direi, competenza, della politica, dei partiti, dei sindacati, delle loro scuole e, aggiungerei, delle chiese e delle religioni in genere.
Tenere insieme persone lo si può fare solo se si indica un obiettivo unificante, credibile e raggiungibile, insomma una speranza. Altrimenti l’impresa è difficile vista la complessità dell’animo umano.
I partiti e le rappresentanze del mondo del lavoro fanno sempre più fatica a radunare energie intorno a valori che sempre più diventano liquidi ed indistinti. Eppure, in questi ultimi dieci anni, l’esigenza di mettere in comune rapporti, relazioni, saperi, impegni non è affatto diminuita nella società italiana, visto il pullulare di associazioni di ogni tipo e nate per ogni scopo.
È emersa l’esigenza anche nei rapporti sociali di vivere in modo più slow e meno formale i legami che la società di oggi presenta.
Ma ciò che sembra essere un collante vero che supera anche le angherie del tempo è il rapporto di amicizia che si costruisce nel tempo e si forgia su esperienze comuni.
Certo non è possibile parlare di amicizie nate tra i giochi d’infanzia o sui banchi di scuola ma anche le esperienze professionali o i comuni obiettivi possono costituire un valido legame per costruire grandi amicizie se alla base vi è un incontro di “anime buone”.
“Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei Cieli” è il grande ammonimento cristiano.
In effetti, i rapporti amicali si cementano sulle reciproche solidarietà, sui reciproci intendimenti, sui reciproci comportamenti, sui reciproci sorrisi sinceri e su obiettivi comuni a tutti e non a pochi.
Le associazioni odierne vivono di questo e non di altro. Se venissero a mancare questi pilastri una associazione per quanto importante sia non avrebbe più ragione di esistere.
Fortunatamente l’essere umano è resiliente e riesce a trovare anche nel buio una luce che, seppur fioca, illumina ancora il cammino. Si tratta di vivificarla e di stringersi come nella testuggine delle legioni romane, da nord a sud. Solo l’unità e non l’unanimità determina il successo. Spesso l’unanimità è solo un alibi per disinteressarsi e percorrere strade solitarie.
Nel tempo, spesso e per fortuna, nelle associazioni si lasciano sul terreno briciole di pane e, come Pollicino, vanno solo seguite per ritrovare strade e percorsi evitando sentieri non battuti.
Il tempo a venire dirà se le briciole in queste associazioni sono state ritrovate e, di conseguenza, se la strada maestra è stata finalmente imboccata.
Come sempre, in questi casi, ci sarà bisogno di fari nell’oscurità ma le batterie per alimentare le luci sono certo che, in queste associazioni, sono state tutte ben conservate.
Buone vacanze a tutti.