Una buona notizia per il mondo dei prodotti di qualità italiani, e del mondo del vino in particolare.
Finalmente dopo almeno due anni di trattative è giunto il via libera dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea sulla riforma del sistema europeo delle indicazioni geografiche.
Lo ha comunicato l’europarlamentare Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento per il nuovo regolamento Ue sui prodotti Dop e Igp, commentando l’accordo raggiunto con i negoziatori di Consiglio (il Ministro spagnolo Luis Planas, presidente di turno del Consiglio AGRIFISH) e Commissione (il Comissario Janusz Wojcechowski). Lo stesso De Castro prevede l’entrata in vigore del regolamento per il periodo febbraio-marzo 2024 dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
La riforma dei prodotti DOP e IGP riguarda l’intero comparto dell’agroalimentare italiano.
Il peso dell’Italia sulla produzione agricola dell’UE è pari complessivamente al 14%, ma sale al 37% per il vino, dove è secondo solo a quello della Francia (43%), e al 33% per l’olio d’oliva, dove segue il 48% della Spagna. Nel corso del
2022 il valore aggiunto della filiera agroalimentare è arrivato a quota 64 miliardi di euro di cui ben 37,4 miliardi
generati dal settore agricolo e 26,7 miliardi dall’industria alimentare. Il comparto rappresenta il 3,7% del valore aggiunto dell’intera economia italiana ma se si tenesse conto anche delle fasi a valle della produzione alimentare, cioè la distribuzione e la ristorazione, si arriva al 7,7%, e aggiungendo anche i servizi e le attività necessari per far arrivare i prodotti dal campo alla tavola (trasporti, logistica, intermediazione), la stima del peso dell’agroalimentare sul Pil italiano
si attesta al 15,2%. Inoltre nell’ultimo difficile triennio le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate
del 34%, superando il record di 60 miliardi di euro nel 2022.
Insomma, il settore dell’agroalimentare di qualità che poggia su un sistema costituito da 198.842 operatori e 291 consorzi di tutela è un asset assolutamente strategico per l’economia italiana con i suoi 314 prodotti tra DOP, IGP, STG e con ben 526 vini DOCG, DOC, IGT che hanno generato un fatturato dal valore di 19,1 miliardi di euro (+16,1% rispetto all’anno precedente) e un export di 10,7 miliardi (+12,8%). in sostanza, il comparto delle Dop e Igp, segnano una quota del 21% rispetto al fatturato complessivo del settore agroalimentare italiano.
La riforma poggia su quattro pilastri fondamentali:rafforzamento dei ruoli dei Consorzi di Tutela, maggiore protezione dei prodotti, semplificazioni procedurali, sostenibilità e trasparenza.
La riforma dovrebbe assicurare tempi certi per l’esame delle richieste di registrazione e modifica dei disciplinari dei vini a denominazione, ridotti a soli sei mesi. Inoltre, è stato previsto il divieto di registrazione di menzioni tradizionali quando identiche o eevocative di un vino o di un prodotto Dop o Igp.La vera novità è anche nella protezione on line e nel sistema dei domini web che diventa ex officio tramite un sofisticato sistema di geo-blocking che obbliga gli Stati mebri dell’UE a bloccare l’accesso ai contenuti evocativi di un prodotto IG, questo al fine di difendersi meglio dal fenomeno dell’Italian sounding . Infine è prevista la protezione internazionale della denominazione attraverso la registrazione automatica all’Atto di Ginevra dell’Accordo di Lisbona.