Mentre il Congresso degli Stati Uniti era riunito per ratificare l’elezione del presidente Joe Biden, una orda di barbari, dopo aver abbattuto le esili difese erette dalla polizia intorno a Capitol Hill, è entrata nelle storiche sale del luogo più sacro della democrazia mondiale.
La confusione ha regnato in modo totale costringendo il Congresso a sospendere i propri lavori. L’emiciclo, gli uffici, anche quelli più riservati, sono stati alla mercè di una folla variopinta spinta a occupare il Campidoglio da un discorso infuocato del presidente uscente Donald Trump che invitava i supporters a marciare nel luogo in cui si stava compiendo la procedura di perfezionamento della elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Se tale evento fosse avvenuto in altri luoghi si sarebbe potuto gridare addirittura al golpe.
Ma le istituzioni americane sono solide e quindi, sul piano squisitamente tecnico, non si può parlare di un golpe anche si è andati molto vicino. Sicuramente ciò che è avvenuto, causando tra le altre cose almeno cinque morti, ha generato disonore alla bandiera a stelle e strisce.
Il presidente uscente, Donald Trump non ha solo infiammato i suoi seguaci ma ha soprattutto inoculato e cavalcato il veleno della divisione sociale. Gli Stati Uniti sono una nazione straordinaria e per il solo fatto di riuscire a tenere insieme tante etnie rappresentano un vero miracolo.
Joe Biden, il nuovo presidente degli Stati Uniti, ha giustamente precisato come le immagini televisive, viste in tutto il mondo, non corrispondano affatto a ciò che in realtà è l’America.
A molti nel mondo farebbe davvero piacere che sia realmente così.
Io ho conosciuto, studiato ed amato un’America diversa, crogiuolo di culture ed etnie multicolori, nonché patria di mille popoli.
Ho conosciuto un’ America piena di opportunità. A quella America sono legato. Ma perchè si è arrivato a questo? Bisognerà pur evadere tale domanda partendo dal presupposto che Trump, in fondo, non ha creato il fenomeno ma lo ha letto, capito e reso funzionale al proprio progetto di scalata alla presidenza degli Stati Uniti, cominciata quattro anni fa, rispetto ad una preparatissima ma più algida Hillary Clinton.
Parte dell’elettorato americano ormai accarezza da tempo temi e concetti che si avvicinano molto a quelli che caratterizzavano la Germania hitleriana e quelle del KKK. La congiura giudaico, cristiana e plutocratica, l’avversione per le economie rampanti e per le istituzioni che le difendono, sono il pane quotidiano del pensiero e dell’ideologia che lega insieme l’elettorato trumpista e affermando ciò non faccio di certo riferimento all’elettorato repubblicano che ha preso già le distanze dagli avvenimenti di Washington. Questo è un elettorato che c’è a prescindere da Trump e che va oltre Trump e che è il prodotto delle tanti crisi che gli USA hanno attraversato nel dopoguerra che hanno creato una forbice sociale che rende distante la vita di un contadino del Montana con quella dei frequentatori dei circoli culturali di San Francisco o delle elitè finanziarie di New York.
Probabilmente, gli USA non sono riusciti, anch’essi come gli europei, a gestire il “dopo muro di Berlino” e la conseguente globalizzazione in economia, di cui solo apparentemente ne sembravano essere gli architetti.
Da allora gli Usa sono stati preda di crisi finanziarie continue, come la crisi del 2008 le cui sorgenti vanno ricercate nel periodo reganiano del cosiddetto “scudo stellare”, di attacchi disastrosi, come quello alla torri gemelle dell’11 settembre del 2001 e di guerre senza costrutto e senza fine, come in Afghanistan e in Iraq.
Forse ha ragione Michail Sergeevič Gorbačëv che, facendo riferimento proprio all’assalto a Washington, ha profetizzato per gli Stati Uniti un futuro prossimo di subalternità, come nei peggiori film catastrofistici made in Hollywood?
Oggi l’Europa, anche in seguito alle vicende della pandemia, ha in mano il pallino di una politica diversa, meno legata al profitto a tutti i costi e più legata al welfare, alla solidarietà e alla cultura. L’Europa, in fondo, resta l’unica barriera contro i sistemi economici mondiali che hanno come totem il capitalismo in economia, da un lato, ed il comunismo in politica, dall’altro.
Trump ha commesso piu di un errore a danno soprattutto degli americani e toccherà alla loro magistratura, alla loro politica e alla loro storia giudicarlo e consegnarlo, se del caso, alla polvere e all’oblio.
L’America di queste ore, almeno quella che ha prodotto la lesione e la ferita più acuta alla sua politica e democrazia, non la riconosco.
Tuttavia, la spinta propulsiva dei valori della costituzione americana non può essersi esaurita e non lo e’. Gli USA hanno commesso tanti errori nel mondo ma hanno anche contribuito in modo preponderante alla crescita e allo sviluppo mondiale.
Certo non può essere nascosto che l’irsuto signore dal copricapo di corna che campeggia nelle foto a simboleggiare l’occupazione del campidoglio abbia fatto emergere una America che, in questi anni, si è allontanata dai valori propugnati da George Washington e Abramo Lincoln, da Eisenhower e da Kennedy, da Bush senior e da Clinton e…dallo stesso Barack Obama. Ma si è allontanata anche dagli studenti di Berkeley di San Francisco degli anni sessanta, dai Cassius Clay, dai Tommie Smith, dai Jordan, dai Nash, dagli Armstrong (astronauta non certo del sedicente ciclista), da Martin Luther King e dalle grandi culture che sono nate da quelle parti.
Gli USA meritano altro, meritano di più. Gli USA non meritano di vivere più i giorni dell’uccisione di Floyd per mano, o per meglio di dire di un ginocchio sul collo, di un osceno e prevaricante poliziotto. Gli USA, invece, meritano ancora di vivere il loro “sogno americano” e noi europei, culla della civiltà mondiale, quando gli USA saranno tornati a ricordare la loro storia saremo di nuovo suoi “amanti”.
Joe Biden e Kamala Harris, il nuovo ticket presidenziale che guiderà l’America nei prossimi quattro anni, hanno un compito non semplice, di ricucire la società americana e schierarla di nuovo nell’agone mondiale sul versante della democrazia e dello sviluppo e così possono tentare di aprire la strada di una nuova speranza.