Nell’ultimo anno e mezzo gli italiani sono sopravvissuti al corona virus, ai lockdown, alla povertà generata dai lockdown e più della metà della popolazione è riuscita a ricevere almeno una dose di vaccino.
Dopo la spaccatura tra chi voleva il paese rinchiuso in casa e chi voleva ripartire immediatamente, dopo le lotte tra i no-vax coloro che cercavano inutilmente di farli ragionare, l’Italia è stata investita da un’ondata di sentimenti patriottici e irredentisti durante gli europei, per poi tornare a dividersi sulle questioni serie come la gestione del paese e i preparativi per affrontare la quarta e (si spera) ultima fase della pandemia.
Essendo arrivati in una fase dove metà della popolazione ha ricevuto una vaccinazione completa, stanno finendo le persone che hanno sempre avuto intenzione di vaccinarsi ed è, naturalmente, nell’interesse del governo convincere le persone diffidenti di questa nuova cura a farsi somministrare il vaccino.
E quale incentivo migliore potrebbe esistere della frase: “Io (governo) non ti costringo a vaccinarti, in compenso ti impedisco di partecipare a qualunque attività che si svolga in un luogo chiuso.”
Proprio come per i lockdown, i due schieramenti vedono contrapposti chi vuole imporre le restrizioni per salvaguardare la salute dei cittadini e chi vuole dare la priorità alle libertà personali e allo svolgimento delle attività lavorative.
Per quanto possa sembrare banale, la soluzione giusta sta nel mezzo: invece di, è proprio il caso di dirlo in questo caso, scannarsi come degli animali nel tentativo di far prevalere una delle due soluzioni diametralmente opposte, bisognerebbe imporre il green pass come necessario per le attività dove non si possono applicare le restrizioni (palestre, ristoranti e mezzi pubblici) e lasciare ai proprietari la libertà di scegliere chi far entrare e chi no nei luoghi dove non si può accedere senza la mascherina e il rischio di contagiarsi è ridotto, invece di appendere i cartelli sulle vetrine con scritto: “Qui si entra solo con il green pass”, che riporta alla memoria gli anni in cui si appendevano i cartelli con scritto: “Qui sono ammessi solo gli ariani”.