Il sito del Governo Italiano annuncia in modo secco e lapidario come la campagna vaccinale, in Italia, abbia raggiunto un risultato importante.
Sono oltre 29milioni di cittadini, pari al 53,71% della popolazione, che hanno completato il ciclo di vaccinazione.
Questo dato incontrovertibile si coniuga con alcune recentissime valutazione dell’Istituto Superiore della Sanità che ha affermato che ” la vaccinazione anti-COVID-19, come accade per tutte le vaccinazioni, non protegge il 100% degli individui vaccinati. Attualmente sappiamo – continua l’Istituto- che la vaccinazione anti-COVID-19, se si effettua il ciclo vaccinale completo, protegge all’88% dall’infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia. È quindi possibile ed atteso un limitato numero di casi di infezione, di ricoveri ospedalieri, di ricoveri in terapia intensiva e di decessi anche tra i vaccinati, in numero estremamente più basso se confrontati a quelli che si verificano tra i soggetti non vaccinati. Con l’aumentare della copertura vaccinale decresce il numero dei casi proprio per l’efficacia della vaccinazione: questo comporta che i pochi casi tra i vaccinati possano apparire proporzionalmente numerosi; in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale altissima, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, solo perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata di quella dei soggetti non vaccinati“.
A confermare la conclusione dell’Istituto Superiore di Sanità sono intervenuti i dati raccolti, su un significativo campione di ventimila casi di contagiati dalla variante Delta, dal Public Health England, e pubblicati sul New England Journal of Medicine che in modo non equivoco fanno emergere la circostanza che due dosi di vaccino, Pfizer o Astrazeneca, proteggono anche dalla variante Delta del Sars-Cov-2.
Il Governo, nella seduta del 22/07/2021, ha licenziato, dopo un più che evidente tentativo di compromesso tra tutela della salute e tentativo di evitare nuove chiusure delle attività imprenditoriali, le norme che dovranno regolare, a partire dal 6 agosto, il cosiddetto Green Pass.
Naturalmente, immediatamente la propaganda dei partiti, anche quelli ritenuti alleati, ha cominciato un aberrante fuoco contro il provvedimento governativo.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, con grande acume, fiuto e precisione geometrica ha risposto da par suo spegnendo ogni velleità dei furbeschi accumuli polemici, precisando, senza eccessivi fronzoli, che “chi invita a non vaccinarsi invita a morire”.
Personalmente condivido totalmente l’espressione perentoria e diretta del Presidente del Consiglio.
La variante Delta del Covid-19, molto virulenta e contagiosa, sta di nuovo facendo impennare i contagi nel mondo e in Italia. Le Olimpiadi che si aprono in Giappone, al contrario di quanto improvvidamente avvenuto in Gran Bretagna con i campionati europei di calcio, saranno svolte addirittura senza pubblico e con il rischio, come annunciato dagli organizzatori nipponici, di sospenderle in caso di aumento del contagio.
Insomma è di nuovo allarme contagio. Ma questa volta, a differenza del recente passato abbiamo l’arma del vaccino per combattere il Covid-19.
Chi sostiene il contrario tende a far precipitare il Paese nel caos di nuove chiusure e di un nuovo lockdown, mettendo a repentaglio la salute dei cittadini e l’economia, fortunatamente in ripresa, del nostro Paese, costringendoci di nuovo sui tetti, come i gatti, a cantare l’inno nazionale.
Il green pass è uno strumento che serve per evitare chiusure. Ovviamente da solo non funzionerà se non ci sarà una ripresa decisa della campagna di vaccinazione.
Mi ha sorpreso la posizione di un certo sindacato, CGIL in particolare, che si è appostato su un albero di alto fusto per fucilare, in modo pregiudizievole, una ipotesi di lavoro che stava maturando negli uffici della paludata Confindustria che aveva ipotizzato di rendere obbligatorio il documento per i dipendenti, pena la possibilità di spostarli ad altra mansione o sospenderli, con impatto anche sulla retribuzione. Sicuramente quella di Confindustria è una ipotesi che ha spinto fin verso i confini di una tutela della retribuzione che non può non essere intangibile ma ha anche il merito di aver aperto una discussione sulla tutala della salute nei luoghi di lavoro e sulla possibilità che a causa di una retrograda, medievale e negativa posizione sulla vaccinazione questa possa impattare sul processo di produzione arrivando, anche addirittura al suo arresto, in presenza di contagio in azienda.
Il sindacato avrebbe fatto bene invece a rilanciare il ragionamento per sviluppare una proposta di maggior tutela per i lavoratori e per i processi produttivi.
La malta di furberia politica, di medievali e terrapiattisti no vax, di diffusi ignoranti in tutta la penisola rischia di far solo male alla salute dei cittadini e all’economia del Paese.
Forse non si potrà arrivare all’obbligatorietà del vaccino, anche se in Italia non è sconosciuto questo obbligo come nel caso dei vaccini ai bambini senza i quali non è possibile accedere alla scuola dell’obbligo, ma sicuramente, in caso di nuove impennate del contagio, bisognerà procedere con maggiore decisione ed incisività in quanto dobbiamo assolutamente evitare di morire per mano della … malta.