Un dedalo di volumi per un un enigma da decifrare.
Esplorazioni di spazi, incontri e appuntamenti che rimandano a strane coincidenze, ricerche che invitano il protagonista a meditare sul labile confine che può esistere tra la vita reale e la letteratura.
L’incipit intriga: «Mi chiamo Vincenzo Corso. Ho quarantacinque anni, sono orfano e per campare prescrivo libri alla gente.»
Una lettura scorrevole.
Un romanzo letto con vivace interesse, tanto da definirlo un caso di serendipità. Su una delle pagine, ho sottolineato un passaggio con la matita rossa.
Ricordare, dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.
Una riflessione sul potere terapeutico dei libri: il nostro patrimonio di conoscenze non è una distrazione, ma una speciale mappa per conoscere noi stessi.
“Perché è dalle parole che dobbiamo ricominciare, se vogliamo ritrovare quello che pensiamo di aver perduto. In fondo, non c’è sguardo più lucido e penetrante di quello di un lettore.”
Ogni coincidenza ha un’anima. Perché nulla accade per caso.