L’Istat, come di consueto, ha restituito una fotografia dell’economia italiana facendo riferimento a tre pilastri fondamentali, il Pil, la disoccupazione e l’inflazione.
Ovviamente questi dati sono una fotografia in continua evoluzione. Sta di fatto, però che il Pil continua a registrare valori positivi assolutamente in linea con quanto già capitato nel 2021 e e nel primo tratto di anno 2022. Insomma, l’economia italiana, al netto di quanto porta come conseguenza il conflitto in Ucraina scatenato dai Russi, registra una vitalità non comune, migliore delle altre economie europee.
In effetti, nel secondo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo (Pil) è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,7% nei confronti del secondo trimestre del 2021.
La crescita congiunturale del Pil diffusa in stima preliminare il 29 luglio 2022 era risultata dell’1% mentre quella tendenziale del 4,6%. La variazione acquisita per il 2022 è pari a +3,5%.
Anche sul fronte dell’occupazione i dati non sono affatto negativi, confrontando il trimestre maggio 2022-luglio 2022 con quello precedente (febbraio 2022-aprile 2022), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 140mila occupati in più.
Il numero di occupati a luglio 2022 supera quello di luglio 2021 del 2,0% (+463mila unità).
Le notizie non positive giungono invece dal fronte dell’aumento dei prezzi al consumo che stanno generando una impennata dell’inflazione veramente violenta e che farà erodere i risparmi delle famiglie e i fatturati delle imprese in modo tale che l’aumento del Pil non arriverà a compensare, a questi ritmi, l’aumento dell’inflazione. Infatti, nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente).
Ovviamente l’accelerazione dell’inflazione è dovuta soprattutto al rincaro dei prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +42,9% di luglio a +44,9%) oltre che dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +9,5% a +10,5%) nonchè dei Beni durevoli (da +3,3% a +3,9%).
Insomma, l’Italia economica era uscita bene dal Covid ma la guerra in Ucraina, unitamente alla crisi cinese, alle evoluzioni geopolitiche mondiali, alle attività fortemente speculative sulle materie prime, sui prodotti cerealicoli e su quelli energetici, ha addensanto nuvole scure creando preoccupazione e mancanza di fiducia nel prossimo futuro.
Il Governo Draghi, attualmente in carica solo per gli affari correnti in attesa delle elezioni del 25 settembre, ha approntato già da un pò un sistema di rifornimento alternativo al gas russo mediante l’aumento delle importazioni di gas da altri fornitori (Algeria, Azerbaijan, Qatar, Egitto, Norvegia), l’ampliamento della rete di rigassificatori, il rafforzamento dei sistemi di energia alternativa (eolico, solare), una probabile rivisitazione delle decisioni di chiudere le centrali a carbone e quelle di divieto di estrazione e le prossime misure di contenimento dei consumi, a partire dal periodo invernale/autunnale.
Per mandare a sistema e regime tutte le misure che consentiranno di eliminare la dipendenza dal gas russo sarà però necessario attendere ancora qualche mese. Quindi l’autunno e l’inverno prossimo potranno essere stagioni cui bisognerà pregare per avere bel tempo altrimenti il freddo sarà compagna assidua della quotidianità degli italiani.