Mentre siamo tutti concentrati sugli aggiornamenti che provengono dalla guerra russo-ucraina, soffiano venti di rivoluzione in Cina.
Appena poche settimane fa il mondo aveva assistito al trionfo del Presidente cinese Xi Jinping che, dopo aver modificato la costituzione, accedeva al terzo mandato presidenziale.
La Repubblica socialista cinese, nata per sconfiggere l’imperialismo dinastico, celebrava il suo imperatore.
Da qualche settimana le piazze si stanno affollando di manifestanti che contestano le durissime politiche anti covid adottate in Cina ed osano chiedere la testa del Presidente-imperatore Xi Jinping.
La scintilla è stata un incendio nel quale i vigili del fuoco sono intervenuti tardi e mantenendo le distanze in ossequio alle norme anti-covid, con conseguenze drammatiche.
Quando le piazze si riempiono in Cina si fa sul serio, da tutte e due le parti. La repressione si è abbattuta su coloro che osavano chiedere le dimissioni di Xi Jinping e le manifestazioni si sono trasformate in scontri durissimi.
La stanno chiamando protesta dei fogli bianchi, perché i manifestanti esibiscono nelle strade dei banali fogli A4. In Cina il bianco è il colore utilizzato per celebrare i defunti ma in questo caso è anche un modo per denunciare la mancanza di libertà.
Come sempre succede gran parte dei manifestanti sono ragazzi e ragazze che gridano al mondo la loro rabbia ed il loro anelito di libertà.
Forse sarà solo un fuoco di paglia e, tra qualche giorno, torneremo alle celebrazioni della nuova dinastia Xi. Tuttavia in Cina, a dispetto del tasso di crescita a due cifre, la disoccupazione giovanile sta sfiorando il 20%. Sono tanti i giovani laureati che possono trovare solo posti in fabbrica. E sei fogli bianchi si sommano con i giovani disoccupati, può succedere di tutto.