LA SCUOLA TRADIZIONALE AL COSPETTO DELLE NUOVE TECNOLOGIE

Con il susseguirsi dei governi italiani, l’istruzione è sempre stato uno degli aspetti più bistrattati dalle varie coalizioni politiche che hanno amministrato il paese nel corso degli anni.

Tra finanziamenti insufficienti per la manutenzione degli edifici, cattedre lasciate vuote anche fino a metà anno scolastico e professori che devono coprire un programma troppo vasto per le poche ore a loro disposizione e che quindi sono costretti ad assegnare una quantità improponibile di pagine da studiare ogni settimana, c’è anche gente che ha il coraggio di chiedere: “Perché i ragazzi non riescono ad appassionarsi a ciò che studiano?”

Federico Malcotti

La verità è che gli studenti, soprattutto quelli universitari, hanno una grande passione per quello che studiano, semplicemente sono costretti a farlo in un ambiente inutilmente scomodo.

Qualsiasi obiettivo richiede dedizione e sacrificio, ma a sbarrare la strada dello studente dovrebbero essere gli esami e la complessità delle materie, non certo le istituzioni e l’insistenza dei professori a non applicare nuovi metodi d’insegnamento.

Con l’inizio dell’anno scolastico 2022/2023, la didattica a distanza è sparita da molte università italiane, principalmente per un rifiuto da parte dei professori, i quali hanno carta bianca riguardo a tali decisioni, che sono palesemente di natura amministrativa, ma rettori e ministri sembrano essere totalmente disinteressati a occuparsi di tutti quegli aspetti che influiscono sulla quotidianità degli studenti.

Di fronte alle preghiere di molti studenti che beneficerebbero della possibilità di avere le lezioni sempre a portata di mano sotto forma di registrazioni o a cui farebbe comodo evitarsi il tragitto per arrivare in facoltà, magari perché fuori corso senza un mezzo di trasporto o perché il pomeriggio hanno la necessità di andare a lavoro, i professori rispondono spesso con un secco: “No, perché a me non piace come metodo di insegnamento”. Vale la pena menzionare anche le aule talmente piene da costringere gli studenti a sedersi sul pavimento, ma i professori insistono nel dire che ascoltare la lezione e prendere appunti in quella condizione sia più proficuo che farlo da casa, probabilmente perché quello di trovare il posto occupato non è un rischio che corrono.

Il pensiero che migliaia di ragazzi debbano affrontare uno stress ed una fatica inutili solo per via dei capricci dei loro professori e che nessuna carica dello Stato, neanche lo stesso ministero dell’istruzione che esiste specificatamente per questo, si interessi delle loro condizioni, è inaccettabile per un paese del primo mondo.