“Chi ha l’occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi”. Lo dice Italo Calvino in uno dei suoi mirabili passaggi.
Di questa frase Barbara Ciarcia credo ne abbia fatto una sua bandiera e un fiero elemento di distinzione, nella sua attività di giornalista per il Mattino, per Xd e per altre testate, anche televisive.
Barbara è giornalista vera, di quelle che fiutano la notizia e la fanno diventare oggetto di dibattito e di confronto.
Barbara ha qualcosa di più, vede dove altri guardano e ascolta dove altri sentono. Il suo reportage in diciotto comuni irpini, riportato in “Irpinia, le radici di un viaggio”, dalla fattura pregevole, con foto convincenti, si avventura in una terra aspra e difficile dove le valli e i fiumi addolciscono appena un paesaggio di montagna e di collina che rendono tipica l’intera Irpinia.
Chi, come Barbara, conosce bene queste contrade non ha avuto difficoltà a confrontarsi con una terra magica e bellissima da odorare, da annusare, da assaporare, da toccare.
Tutto ciò emerge con forza dal libro, unitamente all’amore e al rispetto per la propria terra d’origine complicata per essere stata nel tempo culla di tante genti e popolazioni che, a vario titolo, vi si sono stanziate a cominciare dai Sanniti per passare ai Romani, ai Longobardi,ai Normanni, agli Angioini, agli Spagnoli, ai Francesi, ai Borboni e,infine, agli Italiani.
L’autrice del libro ha consapevolezze culturali rare alle quali riesce ad unire sia la conoscenza profonda della “Terra di Mezzo” che la giusta e non debordante competenza amministrativa maturata in ruoli pubblici nel proprio comune di Venticano.
Quando Barbara affonda la sua penna, a volte anche azzannando e graffiando, nella realtà quotidiana di queste terre lo fa seguendo il principio della verità, o almeno della sua verità, coniugata sempre con il garbo, la gentilezza, la correttezza ed il rispetto dovuto a chi in questa terra lavora e si sacrifica ogni giorno.
Un percorso, quello indicato da Barbara Ciarcia, tra i borghi d’irpinia che sono un vero tesoro da cui questa terra potrebbe prelevare la moneta per pagare il proprio futuro.
L’autrice non compie solo un percorso di conoscenza in paesi e borghi che gridano, all’unisono, un bisogno di valorizzazione, compie, soprattutto, un viaggio psicologico legando i propri valori di lavoro, senso estetico, cultura in un abbraccio inscindibile con le radici di questa terra che si manifestano in pietre,mura,paesaggi,acqua,vini di cui l’Irpinia è depositaria legittima per volontà di un Dio benevolo che a volte però si corruccia al punto da abbattere la propria mannaia, non troppo misericordiosa, sul collo degli Appennini per spezzarli, come in quella fredda sera di novembre inoltrato del 1980.
Barbara in quei borghi, percorrendoli in lungo ed in largo, ha infangato le scarpe, ha lasciato sul terreno le proprie orme ed il proprio sudore come deve fare una giornalista da prima linea e non solo da scrivania.
Il libro propone la lettura di una terra non in chiave ritualmente agiografica e magnificante ma in chiave problematica e realistica dando voce ad una terra che in questi ultimi anni ne ha avuta davvero poca.
Barbara si è addentrata, inerpicata, passeggiato in luoghi di una struggente bellezza su cui però molte volte si è depositata la polvere dell’incuria e della negligenza umana.
L’Irpinia è terra davvero strana, ma sostanzialmente è terra di montagna e, quindi, dall’orografia difficile.
E’ una terra imprevedibile, dove non sai che dietro una collina verdeggiante, oltre il guado di un fiume, al di là di un vigneto, dietro un castagneto, svoltando un angolo, alla fine di un vicolo, c’è una piazza, una strada, un centro antico, un palazzo, un castello o solo una leggenda, una tradizione, un piatto di pasta al ragù che gridano, tutti con l’identica voce, un evidente bisogno di tutela e di promozione. Questa è la terra dei paese-presepio ma anche la terra dei castelli e delle fortificazioni, un tempo aventi funzioni di difesa e di amministrazione.
Questa è la terra dei borghi, abbarbicati e legati a filo doppio ad una collina e da li, guardando lo scorrere di un fiume, hanno garantito, per secoli, la vita e la sopravvivenza a gente dura e arcigna ma votata al lavoro e al sacrificio.
Insomma l’Irpinia, anche per Barbara, è un borgo. E del borgo ne ha i tratti e le caratteristiche.
Barbara Ciarcia, con la sua scrittura coinvolgente,raffinata e colta, ha saputo cogliere tutto questo nel suo bellissimo libro, edito da Delta3 Edizione di Silvio Sallicandro, e pertanto se ne consiglia la lettura soprattutto a coloro che volessero realmente comprendere la terra d’Irpinia e i suoi abitanti, utilizzando la lente d’ingrandimento raffinata della giornalista e non del politico, dello storico o dell’economista.
Barbara, con questo libro, conferma di essere la vera “penna” dell’Irpinia dei borghi, ma conferma anche che solo chi conosce la propria meta sa quali vele issare.